mercoledì 8 giugno 2011

Colarieti - Rappresentanza, sistemi di potere e comunicazione

Una sorta di vademecum del buon lobbista, questa lezione ha chiarito quali sono gli attori istituzionali che contano a seconda del tipo di intervento da effettuare e come svolgere una corretta attività di lobby, attraverso un buon piano di comunicazione. Dopo tangentopoli, i partiti sono venuti meno alla loro funzione di aggregatori di interessi. Di conseguenza, il legislatore ha avviato riforme istituzionali che si prefiggevano di trasferire funzioni dall’alto verso il basso in un’ottica di maggiore trasparenza. à Principio di sussidiarietà.

Particolarmente importante è la Legge 267/2000, che indica le competenze di Regioni, Province e Comuni, la cui conoscenza fondamentale è per il lobbista. All’art. 10, la legge stabilisce inoltre il diritto di accesso agli atti amministrativi per i singoli o per i cittadini associati. E’ la vera agenda del lobbista, poichè indica chi fa cosa.

La rivoluzione copernicana dell’attività del lobbista è derivata dalla Riforma del Titolo V della Costituzione, che ha conferito alle Regioni competenza legislativa in via concorrente su determinate materie. A seconda della materia su cui dobbiamo intervenire, ci viene indicato quale interlocutore contattare. Nello specifico, le Regioni hanno competenza in materia di: Sanità, Infrastrutture, Energia, Agricoltura, Previdenza complementare, Tutela e sicurezza del lavoro, Grande distribuzione. Capitolo importante della riforma del Titolo V è la delega al governo in materia di federalismo fiscale. Oggi le Regioni hanno bilanci importanti, le relazioni istituzionali dovrebbero essere sviluppate anche a tale livello; per questo si parla di lobby regionale.

Quale è il punto di partenza dell’attività del buon lobbista? La parola chiave è sicuramente MONITORAGGIO.

Monitoraggio delle notizie (GU, giornali, radio, TV, convegni, etc.): serve ad anticipare l’attività decisionale e per accreditarci come affidabile fonte di informazione.

Monitoraggio istituzionale: vanno monitorati gli ODG delle Commissioni, delle Assemblee, le proposte di legge, i disegni di legge, gli atti amministrativi. Si monitora per anticipare l’attività decisionale, per elaborare una strategia di azione, per fare pressione sul potere.

Si procede poi con la mappatura dei decisori: per conoscerne il profilo professionale, caratteriale, il network di riferimento e le materie di interesse per individuare chi contattare e come. Nella relazione dobbiamo dimostrare di essere costanti e non interessati.

Il Position Paper è l’outcome di questa attività, deve contenere: una breve presentazione del soggetto che rappresentiamo e una opinione su un fatto specifico. Deve concludersi con una richiesta circostanziata all’interlocutore cui lo presentiamo.

Lo scenario da tenere presente per il futuro è lo Statuto per le PMI, contenente norme per la tutela della libertà d’impresa. Tale statuto introduce importanti innovazioni finalizzate a garantire un rapporto più efficace tra pubblico e privato, ovvero una più efficace partecipazione alla fase di progettazione normativa. Istituisce, inoltre, una commissione parlamentare dedicata alle micro, piccole e medie imprese. Lo statuto mira a valorizzare il ruolo delle PMI con l’applicazione concreta nella normativa italiana dei principi europei dello Small Business Act.

Infine, il web 2.0 è lo scenario all’interno del quale ci dovremo muovere da ora in poi, imparando a sfruttarne le plurime opportunità.

Gavina Masala

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